Ricette

Rieccomi ovvero portatemi via di qui!

Scatoloni ovunque eppure l’appartamento è ancora pieno zeppo di cose…

Quanto tempo è passato dall’ultima volta che ho scritto sul mio blog? Un mese? Due?
 Troppo tempo in ogni caso…

Il gatto che complica tutto avvolgendosi di tutta la carta da pacchi disponibile

Ma per farla breve prima sono stata in vacanza a casa (oddio quanto mi manca l’Italia), poi son venuti qui i miei genitori e mio fratello ( e cosi ho anche una nuova ricetta, di mio papà da postarvi ma non avevo tempo per farlo), e poi abbiam dovuto trasclocare… trovare un appartamento e in attesa di poterci entrare ci siam dovuti trasferire a casa dei genitori del mio uomo (un supplizio che manco si puo’ descrivere) !!!

Ma ora che tutto questo è passato (anche se siamo ancora installati dai suoceri) e che le mie lunghe giornate nella campagna Choltese si sono svutate e che sento i minuti passare lenti mi sono accorta che ho di nuovo una connessione, un computer e un sacco di tempo per scrivere (tempo che serve anche ad evitare la sala comune e a preservare la mia sanità mentale).

Vi metto intanto qualche foto del trasloco e poi nel pomeriggio vi aggiungero’ una o due ricette…

Penso di poter tornare a scrivere spesso perchè qui non c’è proprio altro da fare e allora, a parte giri in bici fino allo stagno e passeggiate su e giu per i campi con brevi soste dal fornaio e dal tabaccaio non ho proprio nient’altro da fare!

A Presto Con Una Nuova Ricetta!!!

Ore 8e39 e niente brownies!

A Nantes fa incredibilmente caldo… ma proprio caldo…
E vicino al nostro piccolo appartamentino c’è un cantiere.
E a causa sinusite (e allergia a chiccà cosa) da sdraiata non riesco a respirare… e in questo momento neanche da seduta…
Insomma sto impazzendo.
Se non facesse cosi caldo potrei approfittare del sole e farmi un giro al parco… ma con 34 gradi a uest’ora del mattino tempo che arrivo al parco e mi sono sciolta…
E voi mi direte che in Italia fa più caldo.. E io vi credo ma sinceramente qui avere una temperatura del genere è quasi impensabile… E allora ci si abitua alle miti estati nantesi con i tuoi 25 gradi e la pioggia tiepida e sei contento cosi…
Io almeno sono contenta cosi…con o senza pioggia, forse senza è meglio .. ma non piu di 25° altrimenti io fondo!
E allora svegliarsi in un lago di sudore alle 7 del mattino e non ruscire piu a dormire quando non si ha niente da fare d un bel po fastidio.
Per cui due soluzioni, o mi si trova un lavoro cosi almeno mi sveglio per qualcosa e smetto di lamentarmi delle mie giornate interminabili dove di proposte di lavoro non ce n’è neanche una.
Oppure mi abbassate i gradi della città cosi ce la si cava tutti meglio.
Detto questo vado a prepararmi un thè … o un caffè? ancora non lo so! E una macedonia mi sa … che con questo caldo non sono poprio in grado di accendere il forno e fare i brownies come mi ero ripromessa…
Speriamo che la temperatura scenda un po cosi posso brownizzare (mi piace inventare parole) !!!
Buon giovedi a tutti cari lettori e a molto presto!!!

Caldoooooooooooo!!!

Mi dicevo poi tra me e me che vi mettero’ qualche foto d questa città cosi fosse mai che volete farci un giro… perchè ne vale proprio la pena!

Si litiga e poi si fa pace… Pollo in salsa saté

Lo si sa, ogni coppia che si rispetti ogni tanto litiga.
E ognuno litiga a modo suo, c’è chi urla, chi si chiude a riccio, chi fa prova di mutismo, chi trattiene il respiro, chi piange e cosi via…
Noi siamo un po’ teatrali, devo ammetterlo … sarà che di teatro ne abbiam davvero fatto entrambi o che i notri segni zodiacali non si amano quanto noi .. o ancora le origini che abbiamo ma sta di fatto che i ulra e si scalpita e poi da bravi orgogliosi nessuno vuole mai capitolare…
Ma si sa anche che se si vuole che la relazione continui uno dei due deve ad un certo punto piegare la testa… E allora oggi tocca a me … anche se la colpa della lite non è mia, anche se non cambiero’ idea … pero’ posso cercare di riappacificarmi con il mio uomo lo stesso…
Da sapere è che entrambi andiamo matti per i cibo cinese… ma i soldi non abbondano e allora un ristorante non ce lo si puo permettere … ma chi se ne frega del rizstorante uando si puo avere una cena a lume di candela sul balcone?!?
E allora montiamo qualcosa per nasconderci dagli occhi indiscreti della vicina psicotica e prepariamo la tavola.
Per circa 15€ sono riuscita a comprare tutto il necessario per la cena e anche le decorazioni.
Se fossimo andati al ristorante invece avrei probabilmente dovuto accendere un mutuo all’arrivo del conto.
In programma palline di merluzzo, involtini primavera, riso alla cantonese, pollo in salsa sat e spaghetti di soia saltati con gamberi e verdure.
Qualche candela, una tovaglia di plasticaccia e il gioco è fatto… Per mettere l’ambiance basta aspettare il tramonto e per la musica lascero’ scegliere a lui perchè io proprio non saprei cosa mettere.
Ultimo dettaglio centinaia di piccoli cuori di carta rosa a bianchi da sparpagliare ovunque.
E per dessert dei fondenti al cioccolato…
Vi daro’ la ricetta solo del pollo per oggi perchè il resto delle ricette credo di avervele gia date… tranne forse gli spaghetti di soia ma in caso controllo e ve la metto domani …
Buona serata cari lettori e in bocca al lupo con i vostri partner…
Sotto come promesso vi metto anche la ricetta del pollo! Buon appetito!!!

                                                          Pollo in Salsa Satè

INGREDIENTI:

3 petti di pollo
funghi
bambu
salsa satè
olio di semi

PREPARAZIONE:

Tagliate il pollo a dadini in modo da poterlo mangiare con le bacchette.
mettete dell’olio di semi in una padella e lasciatelo scaldare e quando è alla giusta temperatura mettete dentro il pollo e fatelo soffriggere fino a che si colora.
Scolate il pollo proprio come faresta con la pata per eliminare l’olio in eccesso e aggiungete i funghi e il bambu che avrete precedentemente tagliato e lacito marinare per quanche tempo nella salsa satè.
Aggiungete poi anche la salsa e lasciate cuocere ancora ualche minuto e il piatto è pronto.

Sono un po come un Vogon

Ieri ho passato la giornata al telefono con tutti gli uffici esistenti in questa città, o almeno questa è la sensazione che ho avuto, mi sembrava di essere sul pianeta Vogon ( la guida galattica per autostoppisti la conoscete?).
All’inizio della giornata il mio umore era ottimo.
Ho chiamato l’ufficio A, la CAF, che mi ha comunicato che per avere diritto a toccare la disoccupazione devo avere un permesso di soggiorno … ma poi dico io, sono italiana, l’Italia, per quanto leggemrente sottosviluppata in questo periodo, fa comunque parte dell’Europa, no? Eppure qualche idiota in un qualche ufficio questa cosa o non la sa o se ne frega perchè mi hanno comunque obbligato a chiamare l’ufficio B (la prefettura) per chiedere se avevo ragione o no ..
IL MIO UMORE INIZIA LEGGERMENTE A PAGGIORARE.
E avevo ragione, non mi serve nessun permesso di soggiorno … Il problema è che loro lo domandano lo stesso e cosi l’ufficio B mi ha detto di chimare l’ufficio C (l’ufficio immigrazione) in cui ovviamente nessuno sapeva che avrei dovuto avere questo foglio ma che se proprio lo voglio posso chiedro ma a quel punto faranno dei controlli per vedere se lavoro qui.
Ma si torna al problema di base, se voglio la disoccupazione sarà perchè non lavoro, no???
INIZIO AD AVERE UN SERIO TIC ALL4OCCHIO E TAMBURELLO CON LE DITA IMPAZIONETEMENTE.
E allora un altro modo per avere questo assegno che dovrebbe spettarmi di diritto dato che lavoro qui da quattro anni senza sosta è di essere francese.
E allora chiama l’ufficio D (l’ufficio di naturalizzazione) e chiedi come fare.
Devi aver vissuto qui 5 anni e studiato e lavorato qui dal duemilasette.
Io se si conta l’erasmus sono nei tempi.
Ma non ci vuole mica solo quello, devi anche avere un pezzo di famiglia francese.
Mamma,papa,nonno,nonna.
Io ho una NONNA francese. Per un secondo ho pensato, sono a cavallo.
Quanto mai…
Stupida illusione!
Allora, la sfiga vuole che io una nonna francese ce l’ho davvero …che pero’ vive in Italia e che ora ha la nazionalità Italiana.
INIZIO A MANGIARE IL CAPPUCCIO DELLA PENNA CON CUI HO SCRITTO TUTTE LE LORO RISPOSTE DI MERDA E PERDO SEMPRE PIU SPERANZA.
E allora l’ufficio D mi fa chiamare l’ufficio E (naturalizzazione dello straniero per matrimonio).
Insomma potrei diventare francese domani se Cedric mi sposasse, o si pacsasse con me o qualunque altro tipo di unione vi venga in mente.
E io avrei diritto alla disoccupazione e in piu passerei in testa alla lista nelle agenzie di lavoro che aiutano molto i naturalizzati francesi.
ORA LI UCCIDO QUESTI STUPIDI FRANCESI. IL MIO UMORE ORMAI HA RAGGIUNTO IL LIVALLO CANTINA O SEMINTERRATO.
Ma si da il caso che cedric non mi sposerebbe nemmeno se io fossi cosacca e dovessi tornare in un gulag.
Per cui niente matrimonio.
E si torna all’ufficio A per comunicare questa nostra scoperta…
HO URLATO COME UNA FORSENNATA CONTRO LA SIGNORINA DELL’UFFICIO A CHE OVVIAMENTE?ESSENTO UN CALL CENTER NON ERA LA STESSA DI PRIMA…
E l’ufficio A allora ci comunica che proprio non sanno che dirmi e di chiamare l’ufficio F ( l’ufficio del lavoro) in cui ovviamente non sanno nulla ne della mia disoccupazione, ne di cosa fare per trovare un lavoro (cosa che cerco senza sosta ogni giorno) ne di chi cacchio io sia…
E mi dicono di chiamare l’ufficio G che dice di chiamare l’ufficio H che dice di chiamare l’ufficio A di nuovo e il B e il C e cosi dalle 9 del pattino fino alle 4 del pomeriggio.
A QUESTO PUNTO AVEVO BEVUTO SEDICI CAFFE’ CIRCA, MI ERO MANGIATA TUTTE LE UNGHIE E MI STAVO METTENDO A PIANGERE.
E allora cosa fare?
Lavoro non ne trovo (fatemi lavorare vi prego!!!).
La disoccupazione non me la danno …
E il mio conto in banca che era in rosso fino alla settimana scorsa e che ora è a zero resterà tale fino alla fine del mondo..
E allora penso a tornare a casa.. ma non voglio, e poi neanche in Italia c’è lavoro..
E allora mio padre mi cerca un lavoro in spagna e negli Emirati Arabi …
LONTANUCCIO, EH?
Ma come cavolo faccio io ad andare la senza il mio uomo?
Voglio dire gli Emirati non sono proprio vicini vicini …
E allora chiedo consigli a destra e a sinistra ma nessuno mi dice nulla per cui … se voi leggendo qusti miei pensieri confusi e noiosi trovate cosa potrei fare della mia vita ditemelo .. scrivete un commento e salvatemi da questa situazione di stallo, bloccata a metà tra l’ufficio A e la disperazione.
CHE GIORNATA DI MERDA!!!
E ora si ricomincia a chiamare altri uffici per complicarmi ancora un po la vita e poi si va a spedire un paio di curriculum per due offerte di lavoro appena viste.
HO BISOGNO DI UNA PAUSA DALLA DISOCCUPAZIONE. UNA PAUSA CHIAMATA LAVORO!

Cos’è una pomponette?

Partiamo dal presupposto che non ho inventato proprio nulla, pensando di essere originale ho deciso di usare il soprannome che mi da il mio ragazzo come titolo del blog mi sono ritrovata al centesimo posto se non di più nelle ricerche di google perchè di pomponette ce ne sono proprio tante …
Diciamo che ho avuto fortuna perchè alla base una Pomponette è un fiore dai forti colori e sopprattutto commestibile…

Ma non solo, la Pomponette è anche una teglia in silicone divisa in tante piccole formine… per cui siamo in tema dato che parlo di cucina…
La pomponette è quindi anche il dolce pasticcino che possiamo fare con questa teglia…
E ancora, e sopprattutto, la Pomponette è un cioccolatino, un piccolo bacio di cioccolato da gustare in punta di labbra…
Un piccolo cioccolatino fondente dall’aspetto innoquo ma dal gusto prepotente di cacao amaro che quando esplode in bocca libra il suo cuore pralintato.

Per cui, caso vuole che io non sia la sola Pomponette al mondo ma che tutto cio’ che – una pomponette,o che fa una pomponette è lasciarsi guarda,sentire e infine mangiare…
Domani appena avro’ un minuto di tempo libero andro’ a cercare gli ingredienti e vi faro’ vedere come fare le Pomponette… per ora spero solo che questa mia spiegazione possa interessarvi e continui a darvi voglia di leggere il blog!

Torta di Mele ovvero il dolce del nonno Antonio

Mi resta solo un nonno ora ma all’inizio, quendo ero piccola ne avevo due.
L’altro nonno, il nonno Antonio, era un polizziotto, e un gran polizziotto fra l’altro e ha fatto anche la guerra, è tornato a piedi dalla Russia con una gamba che si era mezza congelata e ha dovuto usare il bastone per il resto della sua vita.
Io infatti lo ricordo cosi, un uomo grande, imponente, anche più del mio papà che si appoggiava al suo bastone di legno per camminare.
Che mi faceva giocare a carte seduta sul tavolo della cucina, che mi permetteva di rubare il formaggio quando la nonna lo grattuggiava.
Quello che so di lui lo devo per lo più ai racconti del mio papà e a quelli della nonna piuttosto che ai miei ricordi privati per cui a parte qualche cucchino di formaggio e qualche partita a carte serbo pochi ricordi allegri di questo grand’uomo che è stato il nonno.
Quando sono nata io, alle 3 meno venti del 21 aprile del 1987 il nonno era sveglio quella notte, mamma e papà non avevano detto a nessuno se sarei stata una bimba o un bel bambino.
E quando papà ha chiamato per avvertire tutti della mia nascita il nonno non l’ha nemmeno lasciato parlare e ha detto, so che è una bambina, la mia Jessika.
Ed ecco che infatti ero proprio una bimba ci aveva visto giusto il nonno.
So anche che la mia mamma e il nonno sono nati lo stesso giorno, il 16 ottobre e coincidenza io e il papà del mio ragazzo siamo nati lo stesso giorno… e allora mi coccolo nella convinzione che sia un segno e spero che da lassu’ il nonno protegga questa mia storia.
So che mi accompagnava in cortile, io con il triciclo e lui dietro con il suo bastone.
So che vestiva sempre in completo con giacca e camicia.
L’ unica immagine che mi appare alla mente quando penso a lui è quella in cui vestiva un costume marrone scuro, di lana pesante.
So che un giorno, quando avevo circa tre anni e mezzo si è ammalato.
E io volevo salvarlo dandogli da bere il mio Lisomucil, lo sciroppo per la tosse, che per me guariva tutti i mali.
Poi il nonno è sparito.
Nobn faceva piu parte della nostra vita benchè papà ne parli spesso e la nonna vada sempre a trovarlo al cimitero e io creda che da lassu ogni tanto butti un occhio nella mia bizzarra vita e mi dia una mano nei momenti difficili.
So che questa è stata la mia prima esperienza a confronto con una malattia.
il nonno aveva il cancro.
E io non lo sapevo, non l’ho mai saputo fino a qualche anno fa quando mia madre, convinta di avermene già parlato ha detto qualcosa a proposito della malattia del nonno e io che ancora non sapevo nulla sono corsa via piangendo.
Di sicuro il mio lisomucil non l’avrebbe salvato…
Mi sono sentita in quel momento di nuovo bambina.
In seguito ho voluto sapere tutto del nonno etra un informazione e l’altra ho scoperto che persona temeraria era.
E stamattina, aprendo un quaderno di ricette che la mamma aveva fatto per me qualche tempo fa ho potuto scoprire un’informazione che ancora non avevo sul nonno Antonio.
C’è la ricetta della torta di mele, e in piccolo, tra parentesi c’è scritto “La ricetta preferita del nonno Antonio”.
E allora mi è tornato alla mente lui, e ho voluto fare subito la torta per dirgli che non l’ho dimenticato.
Vi pubblico gli ingredienti sperando che anche voi possiate rendere felice un vostro nonno e condividere con me un po’ di ricordi felici.

                                               Torta di Mele del Nonno

INGREDIENTI:

5 mele renette o bienche
300 grammi di farina bianca
250 grammi di burro
180 grammi di zucchero
una bustina di lievito
una bustina di zucchero vanigliato

PREPARAZIONE:

Mescolate zucchero e uova e aggiungete poi il burro fuso.
Poco alla volta aggiungete la farina e continuate a mescolare, aggiungete poi le mele a tocchetti.
Mescolate ancora e poi aggiungte lievito e zucchero vanigliato.
Un ultima mescolate prima di mettere la torta in forno tra i 120 e i 140°.
Lasciate cuocere per circa un’ora.

Ed è pronta!!!!

c’è chi parte, chi torna e chi resta la…

I quattro avventurieri!!!

Per la serie quando non scrivo sul blog nessuno viene a vederlo ecco che questo week end ci sono state un totale di una ventina di visite in tre giorni… male male male… chissà quando riusciro’ ad avere un numero di visite regoare e non un giorno 150 visite il girono dopo 7… Ma in ogni caso sono tornata, e dato che sono tornata malata ho tutto il tempo per scrivere e aggiungere ricette sul blog… Almeno finchè la febbre non sale di nuovo perchè se scrivo in pieno delirio (38 di febbre) le ricette potrebbero non essere poi cosi buone …
Avevo pensato che anche questo blog avrebbe avuto un titolo simile al “campeggio degli orrori” invece zero schifezze varie, zero animali che ci invadono e in generale un week end piuttosto divertente…
A parte che una di noi ieri sera rientrando dall’week end è stata lasciata al pronto soccorso, che io ho la febbre e anche un po di problemi intestinali, che mi sono fatta pungere una mano da un insetto, che sono caduta nelle ortiche e che sono coperta da puntini rossi dovuti ad una sbagliata esposizione al sole.
Bilancio definitivo due sani e due malate di cui io forse oggi sono quella messa peggio anche se la nostra amica ieri aveva una ghiandola talmente gonfia sul collo che ad un certo punto pensavamo di essere partiti in 5 e non in 4
Ma il giro in bretagna, tra Carnac e Quiberon è stato anche molto piacevole e ci ha offerto viste mozzafiato sull’oceano e un breve corso di storia su dolmhen e menhir.
Inoltre ci siam gentilemente offeri un barbeque di mezzanotte e un bagno delle due del mattino in cui noi tre coraggiose donne (perchè l’unico uomo presente non si è rivelato molto coraggioso) ci siamo dirette verso l’oceano con grande destrezza schivando alghe assassine e scogli nascosti…
Vi metto un po di foto del viaggio e lascio a voi i commenti e appena la febbre scende un po’ vi scrivo una nuova ricetta!!!

Cote Sauvage, Presqu’ile de Quiberon

Scorcio nascosto

Vedo l’oceano dalla finestra…

Cammina Cammina , il sentiero irto che porta alla casetta!
Wow! Dal vivo è uno spettacolo che toglie il fiato!!!


Bretagna stiamo arrivando!!!

Per i miei fedeli lettori state pronti ad una terza parte del campeggio degli orrori perchè domani mattina si parte per la Bretagna, più precisamente per la Presqu’ile de Quiberon (penisola di Quiberon) e ci si aspettano un bel po di cose nuova da raccontare al mio rientro.
Per ora vi lascio qui in attesa e vi domando di continuare comunque a visitare il sito sperando che io riesca a imparare a dare ricette anche dal camper…
Vedremo!!!
Intanto buon Week End a tutti e tutte!!!

 P.s. La Presq’ile de Quiberon è uno straccio di terra sottile sottile che separa in due l’oceano all’altezza di Carnac (dove c’è il piu grande allineamento di Dolmen e Menhir di tutta Europa).
Da un lato della penisola ci sono solo coste selvagge e l’oceano è fiero e audace.
Dall’altro lato le coste turistiche, i campeggini e i paesetti variopinti tipici della bretagna.
Noi ci parcheggeremo in un camper service, proprio nel punto piu stretto della penisola dove le due coste quesi si toccano e speriamo che il vento non ci porti via…

Inoltre sulla punta piu estrema dell’isola c’è un antico maniero… purtroppo non è visitabile perchè un riccone francese ci si è installato dentro e non vuole farlo vedere a nessuno questo tesoro dell’architettura bretone.

Comunque vi dicevo … Buon finesettimana cari e a lunedi’ !!!

Loro salvano le balene, noi salviamo il capitano Paul Watson

Buongiorno
Per il momento nessuna ricetta ma un articolo a proposito della Sea Sheperd.

Per prima cosa qualche informazione di base.

La Sea Shepherd Conservation Society è un’organizzazione non-profit, registrata negli Stati Uniti, e una fondazione (Stichting) registrata in Olanda. I membri si autodefiniscono eco-pirati e navigano battendo bandiera nera ( il Jolly Roger), che è anche il logo dell’associazione, sotto la quale vengono intraprese le campagne che l’associazione dice siano basate sulla Carta Internazionale dell Organizzazione delle Nazioni Unite per la Natura (1982) – United Nations World Charter for Nature – ed altre leggi a tutela delle specie e dell’ambiente marino.

L’organizzazione è stata fondata nel 1977 da Paul Watsn uno dei tre fondatori di Greenpeace.
Contrariamente a Greenpeace, che ha scelto di evitare il danneggiamento delle navi baleniere nell’oceano, la Sea Shepherd appoggia una intenzionale politica di affondamento o sabotaggio delle navi che sono ritenute colpevoli di aver violato le normative internazionali in merito alla caccia delle balene.
                
Questi pirati che assomigliano un po’a Robin Hood, un po’ a Peter Pan e un po’ a Capitan Uncino agiscono nell’intento di salvare la fauna marina e anche se non è esattamente etico attaccare le navi avversarie loro si preparano ad una battaglia navale in formato 1:1 nell’intento non di nuocere agli abitanti delle balaniere ma di sabotare la nave in modo che non possa piu riprendere il mare e recare danni a balene, delfini e quant’altro.

Il capitano Paul Shepard è stato recentemente arrestato in Germania con l’accusa di aver violato il traffico navale della Costa Rica.
E’ stato fatto prigioniero mentre si accingeva a fermare una nave di bracconieri ed era questa l’unica ragione per cui ha attraversato le acque della Costa Rica senza aspettare un permesso ufficiale.
Si capisce che il tempismo è tutto in questi momenti e che cinque minuti piu tardi la strage di scuali sarebbe stata di proporzioni molto piu imortani.

Una serie di manifestazioni in tutta Europa domandano la liberazione dal carcere tedesco di questo attivista Americano.
Tutte le manifestazioni sono a carattere pacifico.
Una mia amica fa parte dei sostenitori della liberazione di Paul Watson e mi ha gentilmente fornito la serie di foto che trovate in questo articolo.

Sarei contenta di sapere voi cosa ne pensate…

Lettera ad una malato di Alzheimer

Caro nonno
un giorno ti sei perso. Dimenticando. Cancellando, con la delicatezza di un adagio, ogni sfumatura. Ogni ricordo. Ogni nome. Ogni luogo. 
Questa malattia che ti ha preso tra le sue braccia e che piano piano ti porta via da noi e che ogni giorno ti ruba un pezzo di te, di noi e di me.
Ti cancella i contorni. Ti cancella i ricordi. Ti lascia perso, nel tuo involucro di pelle ed ossa.
E nei tuoi occhi la scintilla della vita si nasconde.
Forse è andata perduta anche lei. 
La demenza non ti lascia scampo. 
Passa una gomma sulla linea della tua vita.
Poco fa ero al telefono con la mamma che mi raccontava come sei riuscito a uscire dall’ospedale, a nasconderti dagli occhi dei medici e come poi quando ti hanno ritrovato e ti han chiesto dove andavi non hai aputo rispondere.
E di colpo, come lo sparo di un fucile, mi sono accorta che tutto sembra davvero andato perduto.
Non so se sai dov’è la tua casa.
La casa che hai disegnato, progettato e costruito con le tue mani.
Da qui dove sono non posso sapere se sai ancora chi siamo.
La nonna che ti ama e nasconde la tua malattia tra le pieghe del suo cuore.
E i tuoi figli.
La mia mamma principalmente perchè la chiamo ogni giorno e ogni volta mi parla di te e sento il peso della tua malattia che la invecchia prematuramente.
E anche gli zii con cui parlo raramente che probabilmente soffrono anche loro, alla loro maniera.
L’Alzheimer ti sta portando via tutto.
E paradossalmente lo porta via anche a me.
Le passeggiate in montagna, i panini con la mortadella, la casa sull’albero.
E le vacanze insieme.
Mi rendo conto che tutti questi ricordi non potro’ piu dividerli con te e che la mia infanzia mi sfugge dalle mani man mano che la dimentichi.
Ringrazio che tu abbia questa malattia e non un’altra perchè tu non ne soffri.
Non sei conscio di chi sei di cos’hai e della gente intorno a te che piange di dolore ogni tuo ricordo svanito.
Ringrazio lo stesso perchè non hai il parkinson che avrebbe racchiuso la tua mente illustre in un corpo sempre piu immobile.
Ringrazie perchè non sei depresso tu li nel tuo mare di nulla.
Sono andati persi i tuoi consigli. 
Perdute le tue prediche. 
Abbandonandoti all’oblio. 
E sono andate perdute le serate estive, seduti tutti intorno al tavolo in giardino.  E lo spazio non ha più significato per te. 
Ed ogni mattino è come ieri. E come domani.
Non sai piu che giorno è, che ora è.
Tu che eri cosi intelligente e colto e duro nei tuoi ritmi di vita.
Tu che eri cosi autonomo e forte.
E cocciuto.
Testardo.
Vecchio stampo.
Cosa resta di quell’architetto che si è laureato primo tra tutti in un epoca in cui la cultura era ancora il lusso di pochi?
Cosa resta del padre dei tuoi tre figli?
Cosa resta del marito fedele e amato?
Di un matrimonio durato più di 50 anni?
E i cruciverba che facevamo noi due il pomeriggio.
Ricordo che le ultime volte che ne abbiamo fatti insieme inserivi parole a caso, tu che eri imbttibile con le definizioni.
Tu che eri il re della lingua italiana, il mio Dante, il mio Petrarca.
La tua scrittura si è inclinata sempre di più schiacciata dalla fatica di ricordare come si scrivevano certe parole e io accanto con un nodo alla gola vedevo svanire il mio mentore.
La persona che piu amo al mondo che mi ha insegnato a leggere quando ancora i bambini normali infilavano stelle cerchi e quadrati nelle apposite formine.
Tu che traboccavi di cultura, di paroloni importanti.
Tu che mi leggevi libri in latino come favole della buona notte.
Tu che hai imparato a usare il computer nonostante fossi nato in un tempo in cui neanche esisteva questa parola.
E allora dove sei?
Dove hai rinchiuso i tuoi ricordi?
Dove è finito il tuo francese perfetto per parlare con la nonna?
Dove sono andate le nostre giornate insieme.
La tua storia d’amore con Elsa dove l’hai rinchiusa?
perchè in fondo so che è solo finzione pensare che ancora celi qualche ricordo nel profondo della tua anima saggia.
Ma voglio ancora illudermi che quando al telefono mi dice “ciao stellina” sai ancora chi sono.
Che quando ti parlo di Nantes, la città da cui ha strappato la nonna e dove io ho trovato l’amore proprio come te sai ancora dove si trova.
E mi stringo forte alla certezza che almeno tu non soffri per tutto quello che dimentichi.
Sono triste quando penso alla mia mamma che viene a trovarti ogni giorno e non sa se ancora ti ricordi di lei, se la riconosci sotto quei capelli rossicci e i suoi occhi pieni di paura.
E mi sento cosi arrabbiata quando penso che la tua malattia ti renderà sempre più bambino, che ti strappa la tua umanità, cancella la tua età adulta e i ricordi più preziosi.
Un tempo ci raccontavi sempre dei ragazzi di Bottonaga,del tuo amico Arturo, di Giacomo, di quando cantavi nel coro da bambino, e delle vacanze in camper.
E ora chissà cosa racconti.
Chissà cosa vedono i tuoi occhi stanchi.
E io lontano da te perdo i tuoi ultimi anni di vita.
Dico anni sperando inconsciamente di tornare e stare accanto a te prima che tutto questo prenda fine.
E vorrei essere un sostgno per questa nonna che sta sola a casa tra le foto e il camino a soffrire e negare questa tua malttia.
E vorrei essere accanto alla famiglia che soffre.
Ma tu cosa vorresti?
Tu che hai sempre previsto per me un futuro brillante e che hai accettato per primo questo mio viaggio lontano.
Cosa vorresti tu nonnino mio?
E allora caro nonno, se mai un giorno ci ritroveremo da qualche parte in questo oblio che è la tua vita sappi che ti ho sempre voluto bene.
Che sono felice tu non sia conscio di questa malattia infame che ti prende sempre piu velocemente, dapprima al ritmo di un lento, e poi di un valzer e poi di una cavalcata in campagna.
Vorrei sentissi l’odore del mare ancora tutte le volte che vuoi, il respiro dell’oceano e il rumore delle onde.
Vorrei ci trovassimo a metà strada tra la tua malattia e la mia sofferenza e tu potessi ancora insegnarmi qualcosa.
Anche se credo che qualcosa me lo stai ancora insegnando.
Mi rendi forse piu forte, mi spingi a vivere appieno ogni giorno e a scegliere senza rimpianti.
Mi insegni a vivere.
E io vorrei poter fare lo stesso per te.
Stapparti all’Alzheimer e riportarti con noi.
So che non è possibile ma se ancora ti ricordi di me, in qualche vago istante delle tue giornate all’ospedale, sappi che ti voglio ancora bene nonno anche se qui vedo solo un involucro, un corpo vuoto, sappi che amo ancora la tua mente vispa e la tua anima intelligente, le tue mani rugose, i tuoi occhi aperti sul mondo, i tuoi difetti, il tuo essere burbero e severo.. Sappi che amo tutto nonno di te e che non sono la sola!
Non partire!


Jessika